Parte la raccolta fondi dell’istituzione caritativa della Chiesa italiana, che dopo la donazione del Papa (100mila euro) chiede ora una mano a tutti gli italiani. Ecco come e perché aiutare.
Un fondo a sostegno della Caritas Italiana, aperto alla generosità di tutti gli italiani. Dopo la donazione di 100mila euro da parte del Papa per le opere di solidarietà a favore di chi rischia di essere ancor più dimenticato durante questa crisi, e i 10 milioni dai fondi 8xmille con i quali la Cei ha subito contribuito ad alimentare il fondo emergenza coronavirus, l’istituzione caritativa della Chiesa italiana chiama a raccolta tutti quelli che vorranno aiutarla – anche con poco – per non interrompere il flusso di aiuti, di opere e di presenze accanto ai poveri e agli emarginati in tutta Italia. «Per far fronte a questa emergenza, che vede ancora una volta esposte le persone più fragili – informa una nota -, Caritas Italiana rinnova l’appello a tutti alla solidarietà concreta invitando a sostenere – direttamente o per suo tramite – le iniziative e gli interventi mirati delle Diocesi e delle Caritas locali in favore delle persone in difficoltà e in condizioni sempre più precarie». Tre i canali utilizzabili:
- Conto corrente postale n. 347013 di Caritas Italiana (Via Aurelia 796-00165 Roma)
- Donazione online tramite il sito www.caritas.it
- Bonifico bancario (causale “Emergenza Coronavirus”):
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«L’emergenza legata alla diffusione del Covid-19 – spiega Caritas Italiana -, oltre che sanitaria, sta diventando sempre più sociale. Colpisce soprattutto chi già viveva situazioni di difficoltà o di fragilità, creando nuove situazioni di povertà. Accanto al lavoro encomiabile di medici e infermieri, le Caritas diocesane, grazie all’inesausto impegno dei volontari, non cessano di garantire i propri servizi rimodulandoli alla situazione contingente, operando in condizioni via via più difficili sempre con le opportune precauzioni (mascherine, guanti, ingressi contingentati, ecc)».
«In molti casi – dichiara il Direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu – si è dovuto far fronte a problematiche nuove. Abbiamo attivato servizi domiciliari per la distribuzione di pasti e di beni alimentari, numeri verdi per raccogliere i bisogni delle persone costrette in casa, anziani soprattutto. Abbiamo dato supporto alle persone senza dimora impossibilitate a seguire le direttive del Governo sulla quarantena, e seguito situazioni specifiche, come ad esempio quella dei circensi, in collaborazione con la Fondazione Migrantes, e dei rifugiati. Questa emergenza ci deve far sentire tutti uniti e solidali – conclude don Soddu -. Sta emergendo il volto bello dell’Italia che non si arrende. Come comunità ecclesiali siamo chiamati a pensare nuove forme di carità e, come ci ha ricordato papa Francesco nell’Angelus di domenica 15 marzo, a “riscoprire e approfondire il valore della comunione che unisce tutti i membri della Chiesa”».
Fonte: Avvenire.it